giovedì 3 novembre 2011

Per strada




Relativamente spesso mi capita di sognare luoghi della mia città.
In verità sogno perlopiù sempre lo stesso posto: si tratta di una strada molto ampia e lunga, alberata, un po' in salita, costeggiata per un tratto dai muri altissimi dell'Orto botanico, dove da bambini mio padre ci portava a passeggiare nel tardo pomeriggio di quasi tutti i giorni, sia d'estate che d'inverno.
Credo ci portasse là per la discreta quantità di verde (anche se la strada è comunque ad alto tasso d'inquinamento, sempre intasata di traffico stagnante e rumorosissimo), per la sua lunghezza e anche per i numerosi  negozi di animali presenti sul percorso che ci attiravano come calamite.

Dopo averla praticamente abbandonata con la fine dell'infanzia la strada è poi tornata dopo qualche anno ad essere di nuovo parte della mia vita quotidiana.
Dovevo infatti percorrerla ogni giorno per andare e venire da scuola, all'epoca del liceo; la mattina in autobus, sempre di corsa e in ritardo, di pomeriggio a piedi e con molta calma, insieme a delle amiche che poi, una alla volta, mi lasciavano prima che ne arrivassi alla fine.
Non ci avevo mai fatto mente locale ma questo stradone - vissuto con ogni tempo atmosferico e in ogni ora della giornata - ha fatto parte di tutti gli anni più formativi della mia esistenza.
All'inizio dell'autunno ci si andava anche per comprare i libri scolastici: c'era un'altissima concentrazione di librerie nella sua  parte più alta e più lontana. E a dicembre ci si potevano comprare gli abeti veri e, sempre nella sua parte più lontana, spuntavano le lunghissime bancarelle degli addobbi natalizi e dei giocattoli della Befana.
A metà della sua lunghezza poi c'erano i grandi magazzini, dove ci si passava un bel po' di pomeriggi; all'altra estremità invece, quella più vicina a casa mia, c'era (e c'è ancora, naturalmente) la grandissima chiesa di cui si festeggiava il santo a gennaio, e lì vicino la fabbrica di taralli, il tipico dolce della festa di quel santo.
Ho anche il ricordo molto vivo di alcuni episodi capitatimi lì, come quello di essere stata - in una sera piovosa d'inverno - infilata a viva forza dai miei genitori nel portone d'un tetro edificio scolastico, quello del liceo di mio fratello che pure si trovava in quella strada,  poiché loro avevano un incontro coi suoi professori e non sapevano a chi lasciarmi.
E di quella volta in cui m'ero convinta che una violenta reazione allergica mi fosse stata causata da certe piante rampicanti che crescevano in primavera su di un muraglione lungo quella strada, per cui decisi che di là non ci sarei mai più passata in vita mia.

Questa strada la percorro spesso anche oggi; ora però è diversa, addomesticata.
Qualche anno fa ci sono stati grossi lavori di risistemazione, di riorganizzazione della circolazione del traffico, di arredo urbano, di rimessa in sesto dei giardinetti nella parte in cui la strada si allarga fino a diventare una piazza oblunga: ora è tutto abbastanza ordinato, gradevole all'occhio, ben diviso, razionale. La fontana davanti alla metropolitana è sempre funzionante e l'erba delle aiuole è sempre verde; solo gli alberi continuano a non potarli quando dovrebbero, e per lunghi periodi dell'anno sembra di camminare in una foresta.
                                                                                                                                 
                                                       

Nei sogni invece questa strada si trova sulla sommità di una scogliera altissima e io, camminandoci sul bordo, vedo al posto dei giardinetti la costa di fronte in lontananza, oltre il mare, illuminata da qualche lucetta notturna.
Oppure, percorrendo la strada in salita, mi imbatto in una fila di manichini esposti sul marciapiede, tutti vestiti in maniera stranissima.
O - tornando verso casa - penso che se prendessi la scorciatoia scendendo per uno dei vicoli che collegano questa strada all'altra in cui abito mi ritroverei su di una tranquilla spiaggetta proprio davanti alle case (che non esiste nella realtà, ma nel sogno mi immagino già la sensazione di avere i piedi nella sabbia...), però per qualche sconosciuto motivo non posso farlo.
O ancora mentre cammino nella parte finale della strada, sempre tornando verso casa, mi ritrovo di colpo nel buio più nero e vado avanti alla cieca nelle tenebre.
Oppure, al contrario, cercando di arrivare ad essa venendo da casa mia attraverso i vicoletti, questi diventano man mano sempre più intricati, e lunghissimi, e so che non riuscirò a raggiungerla mai più, la strada.
   

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