mercoledì 28 marzo 2012

lunedì 26 marzo 2012

Riciclaggio 3

(per PURO horror vacui)

Sangue
Quand'ero piccola mi usciva spesso il sangue dal naso. Non tre gocce: me ne usciva un bel pò, da inzupparci asciugamani. Poi un bel giorno ha smesso.
Non ho mai saputo quale ne fosse la causa, perchè avesse cominciato, perchè abbia smesso.

Secondo me questa potrebbe essere una bella metafora di qualcosa. Ma non so di cosa. 

domenica 25 marzo 2012

Sogni d'oro

Questo sogno secondo me vale la pena di essere raccontato: mi accorgevo che tutte le porte di casa mia avevano al posto del vetro un bassorilievo massiccio intagliato nel legno raffigurante a grandezza reale un soldato/guerriero con tanto di giubbotto/armatura, guerriero che però era un diavolo, con le corna e tutto; poi mi rendevo conto che la casa era quella vecchissima dove abitavo una volta, con le stanze che davano una nell'altra e le porte a doppio battente (quindi doppi diavoli, simmetrici).

Stante l'ovvio significato simbolico della porta, riassumerei il sogno così: qualsiasi soglia io pensi di varcare ci trovo a guardia le Forze del Male, in assetto antisommossa. Fantastico.

giovedì 22 marzo 2012

Incauta

Avevo chiesto a mio fratello il piacere di portarmi una fetta di pizza a gusto suo dalla rosticceria, "che mi fido"; m'ha portato una roba con zucchine, carne trita, formaggio indefinibile e salsa di pomodoro.
Ne traggo due conclusioni:
- de gustibus non disputandum est
- le pizze da asporto è meglio asportarsele da soli

Riciclaggio 2

Un'altra motivazione - oltre a quelle già dette qui - per riciclare post vecchi: l'horror vacui

Tempistica sbagliata
INTERLOCUTORE: Facciamo finta che questo fosse (pure ignorante) l'ultimo giorno della tua vita: cosa faresti?
IO: ... ma sono le 6 del pomeriggio... a quest'ora che vuoi fare più?

mercoledì 21 marzo 2012

Vicini




Il mio vicino di balconata non sta tanto bene con la testa.
Durante l'inverno non lo vedo mai, compare sul balcone solo d'estate, in genere quando innaffio le piante (d'inverno le piante non le innaffio, se la cavano da sole).
Ci feci caso i primi tempi che abitavo in questa casa: ogniqualvolta innaffiavo le piante se mi giravo vedevo il mio vicino di balconata lì a pochi metri di distanza che mi fissava e poi subito distoglieva lo sguardo - non di scatto però, anzi abbastanza lentamente - mettendosi a rimirare l'orizzonte col mento alzato.

Per colpa sua ho dovuto abbandonare i vestitini estivi corti e passare ai pantaloncini non tanto corti (e quando ci sono 40 gradi i vestitini sono molto più freschi eh); i vestitini creavano problemi soprattutto innaffiando le piante molto piccole, e si sa che quanto più fa caldo tanto più spesso si innaffia tanto più i capi d'abbigliamento sono ridotti: è tutto collegato, passare ai pantaloni era l'unica soluzione.
All'inizio credevo che sarei stata completamente tranquilla all'ultimo piano, con solo tetti davanti, ma non avevo pensato ai lati: sul lato destro la mia balconata confina perlappunto con quella del mio vicino e sua madre.
Io loro non li considero propriamente "vicini di casa" perché fra i nostri rispettivi appartamenti ci sono otto piani di scale da scendere, un vasto androne da attraversare e altri otto piani da salire; abitano all'altra scala - se uno volesse farsela a piedi ci metterebbe almeno dieci minuti per coprire la distanza - ma, paradossi dei palazzoni, nel bagno siamo separati solo da pochi centimetri di muro: posso sentire il rumore del loro sciacquone e qualche volta sento anche il mio vicino urlare, litigare forse (ma non sento mai sua madre, credo che parli a voce troppo bassa o ad una frequenza che non riesce ad oltrepassare la parete o che si trovi fuori dalla porta mentre discutono, oppure che lui litighi da solo). In ogni caso questa contiguità uditiva non mi crea problemi quanto quella visiva e quindi in bagno canto tranquillamente ad alto volume.
Sulla balconata invece la distanza fra di noi è mediamente di una decina di metri, pochi tutto sommato, ma ciò nonostante devo ammettere di non avere una chiarissima idea della fisionomia del mio vicino: quando mi giro a guardarlo lui si volta sempre verso l'orizzonte.
So che è alto, porta occhiali con le lenti scure e sarà ormai sui 50 anni d'età.

Per colpa sua quando d'estate nel tardo pomeriggio mi metto a leggere un libro sulla sdraio piazzata di traverso dove la balconata fa angolo non posso allungare le gambe verso l'alto puntando i piedi sullo spigolo del muro ma devo invece tenerle incrociate o accavallate finché non mi si addormentano. Altrimenti mi sento una scorretta esibizionista (naturalmente se il tizio non c'è i piedi li metto dove mi pare e piace).

Per colpa sua dopo una sola estate ho smesso di prendere il sole sul balcone.
No vabbé... non diamo tutte le colpe a questo povero cristo; ho smesso perché era troppo scomodo e perché non mi piace prendere il sole, lo facevo solo per non arrivare in spiaggia bianca come una mozzarella, poi però un giorno ho pensato: ma chi se ne fotte...

In dieci anni che vivo qua avrò visto il mio vicino e sua madre in posti che non fossero la balconata sì e no tre volte.
Un paio di volte li ho visti di sfuggita davanti alla portineria: la madre parlava fitto e a bassa voce con la portinaia -  entrambe annuivano molto con la testa - e lui se ne stava là vicino, immobile, alto e silenzioso, gettando occhiate in varie direzioni. Un'altra volta invece li ho incrociati nell'androne mentre io uscivo e loro, appaiati, entravano nel palazzo: lei mi ha fissato a lungo negli occhi, in maniera inespressiva; ho notato che ha gli stessi occhiali del figlio. Non li ho salutati, e lei non ha salutato me.
Quella sarebbe stata una buona occasione per vedere bene in faccia il mio vicino ma il mio sguardo, come ho detto, è stato catturato da quello della madre - molto più a portata dei miei occhi per una questione di altezza - che non l'ha più mollato finché non ci siamo oltrepassate. Penso che l'abbia fatto apposta, per un qualche preciso motivo intendo.

Se mi chiedessero informazioni utili per tracciare un identikit del mio vicino non saprei riferire niente di preciso: con una certa sicurezza potrei dire solo alto, con gli occhi nervosi e gli occhiali scuri.
Neanche so come si chiama.

lunedì 19 marzo 2012

Senso pratico



Guardando "Midnight in Paris" ho capito che Woody Allen è veramente, veramente intelligente: prima dei titoli di testa del film ci ha messo buoni cinque minuti di inquadrature fisse di Parigi con musica di sottofondo affinché la gente in sala potesse sfogare tutto il suo naturale bisogno di chiacchiericcio iniziale passando gradatamente dai fattacci propri ("ma non erano meglio quei posti là?" "oops, non ho chiuso il cellulare" "mamma, che caldo!" "Pina non è venuta?", ecc.) ad un brusio pertinente ("uuuuh, PARIGI" "uuuuh, il lungosenna" "uuuuh il Trocadero", ari-ecc.) e quindi, al momento giusto, SI STESSE ZITTA.
Fottuto genio.

Cambiare tutto, cambiare niente



Nella mia famiglia c'era questa abitudine di cambiare sempre le cose.
No, non "cambiare le cose" in senso esistenziale - per carità! - ma proprio nel senso di andare al negozio a cambiare le cose appena comprate.
Si cambiava veramente di tutto: fra le cose più strane mi ricordo, per esempio, un cavolo, delle scatole di pomodori, dei materassi, un pappagallo.
Le motivazioni: il cavolo perché era troppo giallo ("con quella luce non si vedeva bene il colore"), le scatole di pomodori perché erano ammaccate, i materassi perché erano troppo lunghi  per i letti (...) e non si riusciva agevolmente a rigirarci il bordo delle coperte sotto e il pappagallo perché era spennato sulla testa.

E niente, mi sembrava una cosa ragguardevole da ricordare. 

venerdì 16 marzo 2012

Perfettibilità

In un altro universo in un'altra dimensione starò a perdere tempo su internet dallo stesso computer sullo stesso tavolino dell'ikea con lo stesso maglione rosso addosso e col medesimo mal di testa. Ma con il naso prensile.

giovedì 15 marzo 2012

Riciclaggio

Visto che è fisiologico il turn over nel pubblico ed è probabile che il lettore degli inizi di questo blog si sia disaffezionato lasciando il suo posto ad un altro (forse), ho deciso di riciclare qualche post vecchio
(e un po' anche perché è un momento che non so che minchia scrivere).

Un pomeriggio invernale
Sono uscita fuori dalla metropolitana dalla nuova finta scala definitiva, giusto in mezzo alla piazza, ieri sera alle 8 e mezza. Credo che la scala sia finta definitiva, ma potrebbe anche essere veramente definitiva. Però mi sembra strano che in mezzo al cantiere informe, enorme, senza capo nè coda si possa individuare una scala definitiva, così piccola poi. Mah.

Salendo si vedeva un pezzo di cielo, piatto, un muro di piombo. E invece no, era proprio il cielo; è che le giornate si stanno accorciando, già si sente puzza d'inverno, già l'aria è morta a quell'ora, non un suono, non un cinguettìo. Il cielo era grigio scuro, io mi sono concentrata solo sulle insegne al neon difronte, sopra i palazzi, camminavo e guardavo solo quelle, in alto. Poteva essere gennaio, febbraio, poteva essere il cielo di un pomeriggio di temporale invernale, era uguale. L'asfalto buttava calore, gente parlava al telefono in arabo o quello che era, ragazze coi trolley, in canottiera, camminavano sulle strisce nella penombra e nel silenzio, le macchine si fermavano controvoglia per farle passare, loro affrettavano il passo, e pure io. Sempre con la testa nei neon, in un pomeriggio invernale immaginario. Sono sicura che se un giorno mi ricorderò di questo giorno sarò certa che era un pomeriggio di pioggia, d'inverno, gennaio o febbraio.

mercoledì 14 marzo 2012

La lista della spesa bipolare

Sul nastro trasportatore della cassa del supermercato la tizia dietro di me ha scaricato due scatoloni di cereali integralissimi, numerose bottigliette di yogurt anticolesterolo, svariate buste di insalate, quattro bottiglie di latte TOTALMENTE scremato, cinque tavolette di cioccolato economico e alcuni grossi pacchi di arachidi salate sottovuoto.
Mi sono immaginata lei e suoi cari ingozzarsi di prima mattina di latte annacquato con cui mandar giù tutta quella crusca che manco il pastone dei cavalli, poi pranzare ruminando piattoni d'insalata innaffiati da ottimo yogurt liquido salutistico e infine la sera - presumibilmente stravaccati davanti alla tv - lanciarsi in bocca manate di noccioline, alternate sapientemente a quadrotti di cioccolato, in un perfetto equilibrio dolce-salato.
La famiglia Jekyll, I suppose.

domenica 11 marzo 2012

Sinonimi e contrari

Inquinamento acustico = canzoni di Jennifer Lopez
Musica  canzoni di Jennifer Lopez