giovedì 16 maggio 2013

Dai "ragazzi"


Di tutti i negozi che hanno chiuso quello che mi manca di più è la latteria dei "ragazzi".
Era un bugigattolo dove con un mezzo passo già arrivavi all'alto bancone col ripiano di vetro in cui c'erano ammonticchiati gli espositori delle più dozzinali schifezze in ambito di snack, merendine, gomme e caramelle.
Le pareti invece erano tappezzate con generi alimentari più seri - biscotti, crackers, tavolette di cioccolato, fette biscottate, brick di latte a lunga conservazione - fin sotto al soffitto. Intorno, sul pavimento, acque minerali, cartoni di zucchero e altre mercanzie ancora negli imballaggi facevano sì che la superficie calpestabile del negozio si riducesse sì e no a un metro quadro.
In questo piccolo spazio e soprattutto dietro al bancone si muoveva agilmente il padrone di tutto quel ben di dio, uno dei "ragazzi": un piccoletto che sarà stato ormai sulla sessantina quando chiuse la baracca; il secondo "ragazzo", suo fratello, credo di non averlo mai visto in vita mia: pare si fosse dedicato ad altro un indefinito numero d'anni prima ma il plurale nella denominazione dell'esercizio era rimasto.
La particolarità del negozietto era che chiudeva ad ora tarda, era l'ultimo negozio che chiudeva nella strada; tornando la sera ci potevi sempre comprare una bottiglia di latte, se te l'eri dimenticata, o una busta di patatine fritte, o un pacchetto di gomme, o quello che era.
Ma la cosa più bella e più incredibile era quando d'estate sul pezzo di marciapiede davanti al bugigattolo spuntava il frigorifero dei gelati: non ho mai capito il titolare dove lo tenesse nascosto e come facesse a tirarlo dentro quel buco a fine giornata. Allora nel caldo e nel silenzio della sera estiva il negozietto era l'unica isola a cui approdare, l'unica luce accesa nella strada vuota; decidevi al volo di prendere qualche gelato da portare a casa e puntualmente là dentro ci trovavi sempre qualcun'altro, incastrato fra gli scatoloni e il bancone, che stava comprando qualcosa; allora aprivi il frigo e cominciavi a sceglierti i gelati da sola finché non si liberava il posto e potevi portarli sul bancone.
"Pure il latte?"
"Sì grazie. E pure le gomme" - lui già sapeva quali prendevo - "e un succo ACE"
"Allora fanno..."
Buonasera, ciao, attraversavo velocemente la strada e me ne andavo a casa.

Quel negozio c'era sempre stato a mia memoria; dopo lì ci hanno aperto, in successione, una pizzetteria, un negozio di jeans e magliette, uno di bigiotteria e non so che altro, ognuno di loro durato manco un anno. Ora c'è l'"Outlet dell'Occhiale". E di sera la strada è tutta buia.

mercoledì 8 maggio 2013

Vite

A proposito di quell'insetto che va a infilarsi sottoterra e lì rimane per sette anni venendone poi fuori per vivere due soli giorni da farfalla mi veniva da chiedere:
ma che ci campa a fare??

Poi ho pensato che lui potrebbe dire lo stesso di me.



E forse pure a maggior ragione.