sabato 14 novembre 2009

I 10 nuovi modi di dire più odiosi del 21° secolo

Mi manca la metodicità per stilare la classifica ragionata ma ai primi posti fra i 10 nuovi modi di dire più orticariogeni c'è sicuramente: "e poi c'era la marmotta che CONFEZIONAVA la cioccolata".
Gli altri 9 posti temo siano quasi tutti occupati da espressioni tipiche di Simona Ventura. Forse c'è sopra anche il copyright.

mercoledì 4 novembre 2009

Segno dei tempi

Ieri : quando si arrivava in un posto nuovo la frase-chiave che i grandi rivolgevano a bambini e ragazzi per arginarne l'esuberanza era "Non facciamoci riconoscere"
Oggi: "Stanco della tua suoneria anonima? FATTI RICONOSCERE! Con la suoneria che TI CHIAMA PER NOME!" (pubblicità di suonerie)

lunedì 19 ottobre 2009

Wishing upon a star

Ma venissero gli alieni!
Che gli abitanti del pianeta Terra ormai hanno rotto le palle

giovedì 10 settembre 2009

I "saldi dei saldi"

...sono come i "morti dei morti" di Beetlejuice, un puro parto della fantasia, un frammento di una favola nera...
E io è da mò che non credo più alle favole

domenica 16 agosto 2009

Cose che segnano un'epoca

Vorrei sapere chi è quel genio che ha inventato gli antichi romani che parlano romanesco. E' una di quelle cose che mi fanno sentire la limitatezza dell'umana condizione

giovedì 13 agosto 2009

Dal pensiero positivo al pensiero negativo

Io non credo assolutamente che il gesto di incrociare le dita porti bene. Come nasce la mia convinzione.
Più di vent'anni fa avevamo una gatta che cominciò a perdere sangue dalle parti posteriori. Noi pensammo che quel mese avesse delle mestruazioni molto intense (ignorantissimi). Alla fine si scoprì che la gatta era molto malata e doveva essere operata. Durante l'operazione io tenni tutto il tempo le dita incrociate. La gatta morì, me la ricordo ancora nella cesta, esanime, con ancora l'ago della flebo nella zampina.
Da allora solo il gesto delle corna, rigorosamente 3 volte, con le dita rivolte verso il basso, e possibilmente dicendo "tiè, tiè, tiè"

lunedì 10 agosto 2009

Starship troopers, 10 anni fa pensai "Che figata!", ma poi non l'andai a vedere

L'altra notte ho visto il film più idiota della storia dell'umanità: tale Starship troopers, di Paul Verhoeven. Le truppe spaziali terrestri, tutti bonazzi mascellati e strafiche genere bellezze da soap, combattevano senza sosta contro gli insetti giganti, alieni, aracnidi perlopiù. Innanzitutto gli aracnidi sembravano dei giocattoli di metallo, senza anima, non somiglianti ai reali ragni che tutti conosciamo, il che li rendeva asettici e poco coinvolgenti; meglio erano gli scarrafoni giganti, abbastanza verosimiglianti. Le truppe bonazze erano tutte sorridenti, entusiaste, si davano pacche sulle spalle, si giuravano lealtà eterna, alcuni venivano sminuzzati dalle tenaglie dei mostri ogni tanto, ma non i protagonisti. Conclusione felice con la cattura del bruco, capo e cervello dell'organizzazione, non prima però che quest'ultimo avesse succhiato con un pungiglione il cervello al rivale in amore del protagonista (il mascellone dei mascelloni). Soldi spesi a strafottere nella realizzazione tecnica.
Ma la domanda è: la morale della favola? il senso? la motivazione? la sensazione che voleva trasmettere? il perchè? la ragione estetica? la ragione stilistica? la ragione economica?... il fine ultimo?... cosa voleva dimostrare? .... .... a quale livello?.... a chi?.... .... quale pubblico voleva raggiungere?... ... ... quale.... perch... ... cos... ... zzzzzzzzzz...............................

domenica 9 agosto 2009

Un pomeriggio invernale

Sono uscita fuori dalla metropolitana dalla nuova finta scala definitiva, giusto in mezzo alla piazza, ieri sera alle 8 e mezza. Credo che la scala sia finta definitiva, ma potrebbe anche essere veramente definitiva. Però mi sembra strano che in mezzo al cantiere informe, enorme, senza capo nè coda si possa individuare una scala definitiva, così piccola poi. Mah.

Salendo si vedeva un pezzo di cielo, piatto, un muro di piombo. E invece no, era proprio il cielo; è che le giornate si stanno accorciando, già si sente puzza d'inverno, già l'aria è morta a quell'ora, non un suono, non un cinguettìo. Il cielo era grigio scuro, io mi sono concentrata solo sulle insegne al neon difronte, sopra i palazzi, camminavo e guardavo solo quelle, in alto. Poteva essere gennaio, febbraio, poteva essere il cielo di un pomeriggio di temporale invernale, era uguale. L'asfalto buttava calore, gente parlava al telefono in arabo o quello che era, ragazze coi trolley, in canottiera, camminavano sulle strisce nella penombra e nel silenzio, le macchine si fermavano controvoglia per farle passare, loro affrettavano il passo, e pure io. Sempre con la testa nei neon, in un pomeriggio invernale immaginario. Sono sicura che se un giorno mi ricorderò di questo giorno sarò certa che era un pomeriggio di pioggia, d'inverno, gennaio o febbraio