domenica 27 novembre 2011

Giochi di ruolo

La vita è tutta un mimetizzarsi. Solo i pazzi non lo fanno, non si mimetizzano (e infatti li si nota subito; chi non ha mai detto: "Toh, un pazzo"?).

sabato 26 novembre 2011

eneVip i=1,2

I codici captcha audio sono inquietanti, ci si potrebbe basare sopra un nuovo sistema per comunicare con l'Aldilà, probabilmente efficace.
(quelli scritti non so se potrebbero servire allo scopo, ma un qualche utilizzo esoterico lo si può trovare sicuramente).

lunedì 21 novembre 2011

No, rien de rien

Mi capita di tenere in scarsa considerazione cose che mi capitano.
Poi a distanza di anni me le ritrovo inaspettatamente e irrimediabilmente incrostate nella memoria, e allora sembra che mi dicano solo: "Idiota, anche quella volta non avevi capito una mazza!". 

sabato 19 novembre 2011

Il Grande fratello scemo

Facebook mi crede maschio e gay.
Nella colonna a destra c'è scritto: "SOLO? Trova la tua anima gemella con cercaragazzi.com".

venerdì 18 novembre 2011

giovedì 17 novembre 2011

Fermenti lattici morti

Un delizioso yogurt cremoso con granella di nocciole e cioccolato, da buttare perché scaduto da quattro giorni.
Me l'ero dimenticato (ho potuto salvare la granella, ma non è la stessa cosa).

Il mio frigorifero mi fornisce interessanti metafore.

domenica 13 novembre 2011

Someone to watch over me

Talvolta nel cuore della notte sento fragori meccanici inusitati.
Per sicurezza li ascolto con molta attenzione, cerco di percepire le sfumature dello sferragliamento, la lunghezza e le pause del rombare dei motori, l'aumentare e il diminuire dell'intensità; ciò allo scopo di escludere categoricamente che siano originati da camion dell'immondizia.

A quel punto so quindi con certezza che trattasi di ricognizioni di truppe aliene.
E con questo pensiero rassicurante dolcemente mi addormento. 

sabato 12 novembre 2011

Tribù diverse



Faccio un passo giù dal marciapiede per attraversare all'incrocio nel mezzo del caratteristico caos del sabato pomeriggio quando qualcuno richiama la mia attenzione sfiorandomi con una manina la spalla:
"Scusi..."
La proprietaria dell'arto è un donnino paffutello sui 35, con più trucco, tintura corvina per capelli e profumo in corpo di un megastore SEPHORA'. Con un tono vagamente allarmato, quasi come di chi s'informi sul più vicino pronto soccorso, mi chiede:
"... scusi, sa se da queste parti c'è un centro es..e. i..o...?"
"... un CHE??" faccio io, che con quel casino di gente e macchine non sento molto.
"Un CENTRO E-STE-TI-CO, sa per caso se c'è, qui intorno?" Io esito un attimo cercando di ricordarmi se abbia mai visto nel circondario un cartellone, un'insegna al neon, qualcosa che avesse a che fare con un posto del genere.
Nel frattempo lei con qualche rapida occhiata fortemente mascarata già m'ha inquadrata e classificata:
"... le risulta?... anche PER SENTITO DIRE".


Eeeeh no,  BAMBOLINA DI BISCUIT, mi dispiace... non mi risulta. Neanche 'per sentito dire'.

(mi chiedo l'emergenza poi quale sarà mai stata... le si stava principiando ad incarnire un'unghia finta, forse)

venerdì 11 novembre 2011

Ante litteram

Su una rivista femminile nella sala d'aspetto del dentista ho letto che in Inghilterra, con facilità e poca spesa, si può cambiare nome. L'autore dell'articolo - noto psicoterapeuta televisivo - diceva che questa cosa di cambiare nome è ottima, citava il caso di una sua paziente, certa Giulia, che ogni tanto diventa Elena (non era spiegato molto bene in che modo, m'è sembrato di capire che semplicemente ella pensi saltuariamente di avere un altro nome) e con questo altro nome riesce a fare cose che come Giulia non fa; il noto psicoterapeuta parlava di roba tipo mettersi minigonne, andare in discoteca, conoscere gente nuova, ma suppongo che volesse intendere rimorchiare a tutto spiano e scopacchiare in giro (poi magari sono maliziosa io e la svolta del cambio-nome invece consiste proprio nel prendere a frequentare discoteche).

Il dentista intanto tardava a chiamarmi e così mi sono intrattenuta a pensare a quest'espediente del cambio di nome. Effettivamente ho intravvisto dei vantaggi, soprattutto la facilità di messa in atto della cosa e il costo zero: perché non provare? Fra l'altro io fin dalla più tenera età ho fantasticato di avere un altro nome, causa lunghezza e antiquataggine del mio.
In particolare m'ero fissata con uno preso da un cartone animato giapponese per bambine; ci andavo pazza, me lo ricordo ancora, si trattava precisamente del nome del personaggio antagonista nella serie: Ruby.

lunedì 7 novembre 2011

Egocentrismo estremo

Ad un funerale, proiettare le proprie frustrazioni esistenziali sul morto.

venerdì 4 novembre 2011

Cose che la Vita mi ha insegnato

MAI strapparsi i peli delle sopracciglia solo perché troppo lunghi; SEMPRE tagliarli con le forbici.

giovedì 3 novembre 2011

Per strada




Relativamente spesso mi capita di sognare luoghi della mia città.
In verità sogno perlopiù sempre lo stesso posto: si tratta di una strada molto ampia e lunga, alberata, un po' in salita, costeggiata per un tratto dai muri altissimi dell'Orto botanico, dove da bambini mio padre ci portava a passeggiare nel tardo pomeriggio di quasi tutti i giorni, sia d'estate che d'inverno.
Credo ci portasse là per la discreta quantità di verde (anche se la strada è comunque ad alto tasso d'inquinamento, sempre intasata di traffico stagnante e rumorosissimo), per la sua lunghezza e anche per i numerosi  negozi di animali presenti sul percorso che ci attiravano come calamite.

Dopo averla praticamente abbandonata con la fine dell'infanzia la strada è poi tornata dopo qualche anno ad essere di nuovo parte della mia vita quotidiana.
Dovevo infatti percorrerla ogni giorno per andare e venire da scuola, all'epoca del liceo; la mattina in autobus, sempre di corsa e in ritardo, di pomeriggio a piedi e con molta calma, insieme a delle amiche che poi, una alla volta, mi lasciavano prima che ne arrivassi alla fine.
Non ci avevo mai fatto mente locale ma questo stradone - vissuto con ogni tempo atmosferico e in ogni ora della giornata - ha fatto parte di tutti gli anni più formativi della mia esistenza.
All'inizio dell'autunno ci si andava anche per comprare i libri scolastici: c'era un'altissima concentrazione di librerie nella sua  parte più alta e più lontana. E a dicembre ci si potevano comprare gli abeti veri e, sempre nella sua parte più lontana, spuntavano le lunghissime bancarelle degli addobbi natalizi e dei giocattoli della Befana.
A metà della sua lunghezza poi c'erano i grandi magazzini, dove ci si passava un bel po' di pomeriggi; all'altra estremità invece, quella più vicina a casa mia, c'era (e c'è ancora, naturalmente) la grandissima chiesa di cui si festeggiava il santo a gennaio, e lì vicino la fabbrica di taralli, il tipico dolce della festa di quel santo.
Ho anche il ricordo molto vivo di alcuni episodi capitatimi lì, come quello di essere stata - in una sera piovosa d'inverno - infilata a viva forza dai miei genitori nel portone d'un tetro edificio scolastico, quello del liceo di mio fratello che pure si trovava in quella strada,  poiché loro avevano un incontro coi suoi professori e non sapevano a chi lasciarmi.
E di quella volta in cui m'ero convinta che una violenta reazione allergica mi fosse stata causata da certe piante rampicanti che crescevano in primavera su di un muraglione lungo quella strada, per cui decisi che di là non ci sarei mai più passata in vita mia.

Questa strada la percorro spesso anche oggi; ora però è diversa, addomesticata.
Qualche anno fa ci sono stati grossi lavori di risistemazione, di riorganizzazione della circolazione del traffico, di arredo urbano, di rimessa in sesto dei giardinetti nella parte in cui la strada si allarga fino a diventare una piazza oblunga: ora è tutto abbastanza ordinato, gradevole all'occhio, ben diviso, razionale. La fontana davanti alla metropolitana è sempre funzionante e l'erba delle aiuole è sempre verde; solo gli alberi continuano a non potarli quando dovrebbero, e per lunghi periodi dell'anno sembra di camminare in una foresta.
                                                                                                                                 
                                                       

Nei sogni invece questa strada si trova sulla sommità di una scogliera altissima e io, camminandoci sul bordo, vedo al posto dei giardinetti la costa di fronte in lontananza, oltre il mare, illuminata da qualche lucetta notturna.
Oppure, percorrendo la strada in salita, mi imbatto in una fila di manichini esposti sul marciapiede, tutti vestiti in maniera stranissima.
O - tornando verso casa - penso che se prendessi la scorciatoia scendendo per uno dei vicoli che collegano questa strada all'altra in cui abito mi ritroverei su di una tranquilla spiaggetta proprio davanti alle case (che non esiste nella realtà, ma nel sogno mi immagino già la sensazione di avere i piedi nella sabbia...), però per qualche sconosciuto motivo non posso farlo.
O ancora mentre cammino nella parte finale della strada, sempre tornando verso casa, mi ritrovo di colpo nel buio più nero e vado avanti alla cieca nelle tenebre.
Oppure, al contrario, cercando di arrivare ad essa venendo da casa mia attraverso i vicoletti, questi diventano man mano sempre più intricati, e lunghissimi, e so che non riuscirò a raggiungerla mai più, la strada.