mercoledì 16 maggio 2012

L'artista



Ho visto il premiatissimo film The Artist. L'inizio l'ho trovato interessante, mi stava abbastanza piacendo, anche se cominciavano già a darmi fastidio certe lungaggini eccessive (niente in contrario alle lungaggini, ma eccessive NO); a metà del secondo tempo invece mi stavo annoiando da morire e continuavo a pensare "ma quando finisce ma quando finisce MA QUANDO FINISCE?".
Bravo il cane, gli darei l'Oscar.

Ma veniamo a notazioni più pregnanti.
- l'ho visto ad un cineforum, orario pomeridiano. Qualche numero: il 95% del pubblico era ultrasessantacinquenne (di quel 95% almeno il 30% ultraottantenne), il restante 5% erano nipoti accompagnatori di vecchie zie nubili/nonne; il 70% circa del pubblico era infatti composto da donne, di cui verosimilmente almeno il 50% vedove. Io mi sono sentita un po' la zia di me stessa.

- il mio problema fondamentale con questo film forse è stata la totale mancanza di empatia col protagonista.
Oltre la maschera da Gene Kelly - il quale m'è sempre stato simpatico anche per quella sorta di purezza e ingenuità che si scorgeva in fondo ai suoi occhi - questo attore francese purtroppo mi ha trasmesso una certa quale grossolanità e viscidume, e in fondo ai suoi occhi, piuttosto, ci ho scorto uno sbrilluccichio di stronzaggine (andata a casa, per scrupolo, mi sono cercata immagini relative al tizio in questione e ho avuto piena conferma delle mie impressioni: la classica faccia da stronzo francese)

- nel posto davanti a me c'era una persona piuttosto alta con una grossa coda di cavallo grigia e con un paio di occhiali tirati sulla fronte tipo Rayban, con lenti arancio degradè. Convinta si trattasse di un anziano biker- già m'immaginavo la moto di Easy rider parcheggiata fuori - e un po' intimidita dal personaggio non ho avuto il coraggio di chiedergli di togliersi i maledetti occhialoni prima di una ventina di minuti, durante i quali ho visto parte dello schermo attraverso le lenti colorate medesime; alla fine quando sono riuscita a chiederglielo mi sono accorta che non trattavasi di uomo bensì di vecchia con una delle facce più arcigne e spigolose che abbia mai visto. Però gli occhiali se li è tolti subito senza fiatare.
Viceversa la vecchia che c'avevo di fianco dal viso morbido e paffutello era una iena: m'ha fatto un cazziatone che non finiva più perché avevo per un attimo acceso il cellulare (per fare una foto degli occhialoni davanti)

- potrei sbagliarmi ma secondo me questo film detiene il record di frequenza della classica inquadratura di pagine di giornali, riviste, locandine, insegne, cartelloni, ecc con i titoli che testimoniano l'escalation del successo del personaggio protagonista. Eccesso comunque coerente con altri eccessi e stancanti ripetizioni presenti nel film, suppongo messi là giusto per allungare il brodo in maniera sufficiente a farne un filmone (si sa, i film brevi non beccano premi, soprattutto Oscar)

- presente spesso anche la tipica sovrimpressione con l'anno in cui si svolge l'azione: '1929', '1932', ''33' ecc. Ogni volta che appariva mi sembrava quasi di sentire qualche spettatore in sala pensare "Uuuh guarda la combinazione... Il mio anno di nascita"

- il film si regge su di una trovata strana, se vogliamo anche brillante, una tipica idea cervellotica da cortometraggio da festival, direi; per il resto va quasi col pilota automatico, nel senso che è tutto 'in stile', e la trama - ispiratissima... - è un collage di trame di classici hollywoodiani, come E' nata una stella, da cui prende a noleggio la componente patetico-emotiva. Insomma un'idea bizzarra di quelle che danno nell'occhio, ben gonfiata e gonfiata fino a raggiungere un metraggio adeguato: praticamente un pallone gonfiato.
Gli autori di soggetto/sceneggiatura a un certo punto devono poi essersi accorti dell'operazione antipatia che stavano mettendo su e hanno pensato bene di inserire un elemento che apportasse freschezza e umanità: il cane.
Di questa lucidità va dato loro atto

- dopo aver incassato la partaccia dalla mia vicina di posto sono stata in paziente attesa di una sua mossa falsa per ripagarla con la stessa moneta (ADORO cogliere in fallo i fanatici). E puntualmente lei a un certo punto s'è messa ad armeggiare con un pacchetto di salatini. Dopo dieci minuti di quel simpatico rumore, alla mia gentile ma FREDDA richiesta di smetterla, la soft iena mi fa: "Ah, questa poi... Senta, non ci provi sa, che io sono più pazza di lei!"
.... EEEH?!?

- devo essere onesta: se questo film avesse avuto un altro protagonista, a me congeniale, e non fossi entrata nella spirale della cazzìmma con la tipa a fianco, è probabile che The Artist mi sarebbe piaciuto molto di più. Purtroppo a volte capita che qualche elemento sia determinante nel giudizio complessivo su qualcosa, tipo quando un film ti risulta indigesto perché il protagonista ti sta sulle palle, per fare un esempio a caso.
A proposito, l'ho detto che l'attore di The Artist m'è antipatico?

- alle signore in sala il film è piaciuto, uscendo sentivo i loro commenti soddisfatti, soprattutto riguardo il protagonista (quello è proprio il tipo d'uomo per cui le nonne vanno pazze), e la musica. Quasi tutti i commenti finivano con la frase "... e poi quel CAAANEEE...!!".




p.s.  ma l'esatto senso di quella 'A' maiuscola?
p.s. 2  in questo momento in tv stanno facendo Cantando sotto la pioggia. Che splendore.

2 commenti: