Stanotte ho sognato la famosa apocalisse maya.
Mi trovavo su un autobus a lunga percorrenza, tipo quelli transregionali, diretto non so dove; ero seduta in uno dei posti davanti, dietro il conducente, da dove avevo una completa e libera visuale del panorama attraverso il grande vetro anteriore del pullman. Viaggiavamo in una zona pianeggiante di aperta campagna, senza centri abitati a perdita d'occhio; somigliava un po' a certi paesaggi pugliesi.
Sapevo che il tragitto era ancora lungo e cominciavo ad annoiarmi e ad essere un po' ansiosa, avvertivo come un leggero senso di timore dovuto anche al fatto che si avvicinava il tramonto e la luce diminuiva (sensazione che mi capita di provare nella realtà in situazioni simili).
Per distrarmi ed ingannare il tempo mi mettevo ad osservare gli altri passeggeri dell'autobus: m'ero seduta di traverso sui sedili, con le gambe appoggiate al bracciolo proprio per guardarli meglio. Sembravano quasi tutti di estrazione molto popolare per il modo di parlare e l'aspetto, e certi avevano con loro dei fagotti, dei bagagli di fortuna: nel complesso li avrei definiti "poveri", alcuni forse erano zingari.
Ad un tratto sentivo una voce esclamare: "Ho visto qualcosa di strano!", allora alzavo gli occhi verso il finestrino che avevo difronte e vedevo una nuvola bassa correre velocissima all'indietro, come risucchiata, e subito dopo il sole fare la stessa cosa e sparire rapidamente dietro l'orizzonte.
D'improvviso tutto si faceva più scuro e la luce diventava giallognola: istintivamente mi voltavo verso il vetro anteriore dell'autobus. Il cielo era di un colore fra il grigio e il marrone tranne per una striscia molto luminosa tutt'intorno all'orizzonte: lontano, proprio al centro davanti a me c'era il punto da cui s'irradiava la luce gialla. Sentivo gli altri chiedersi spaventati cosa stesse succedendo mentre tutti guardavamo verso la luce accecante: laggiù sull'orizzonte erano comparse quattro colonne d'acqua gigantesche che scorrevano verso l'alto come delle cascate al contrario, e al centro una larga e dritta striscia di arcobaleno terminava sul bordo della parte scura del cielo. Intorno a me la gente, con gli occhi fissi su quello spettacolo, diceva: "no..." "ma allora è vero...!", con un tono lamentoso e rassegnato, senza urlare: io condividevo quello stato d'animo dovuto al fatto che eravamo lì in mezzo al niente, senza nessun posto dove ripararci, completamente indifesi. Pensavo che saremmo stati i primi a morire di lì a poco, e che non avrei potuto vedere dopo cosa succedeva: questa forse era la cosa peggiore, mi dava un terribile senso d'impotenza.
Era tutto molto realistico - anzi era vero - e non si poteva far niente, ma dopo qualche attimo di disorientamento mi veniva da pensare, come se si trattasse di un'idea assurda: "Forse è un sogno". Allora stringevo fortissimo gli occhi per forzarli ad aprirsi nella realtà, e ci riuscivo quasi subito.
Mi sono ritrovata a letto nel buio e c'è voluto qualche minuto per essere sicura di averla scampata.
Ma ce l'ho fatta, ed eccomi qua.
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